giovedì 15 dicembre 2016

Deathbed

Mio nonno è sul letto di morte.
O meglio, mio nonno sta morendo proprio nel mio letto.

Io sono a Bologna nel frattempo (ovviamente, non possiamo starci tutti nel mio letto), così i miei hanno trasferito i nonni nella mia camera a Settembre, perchè stavano invecchiando un po' più velocemente del solito.
Oggi mia mamma mi ha chiamato per dirmi che non si alza da martedì, quindi forse voleva dirmi che manca poco e che per Natale saremo un po' più tristi di quanto non siamo di solito.

Forse la notizia avrebbe dovuto sconvolgermi più di quanto non abbia fatto, e come sempre non posso fare a meno di chiedermi se ci sia un significato sottosotto.
Non so se voglio parlare di mio nonno (del fatto che nelle ultime settimane faccia sempre più fatica a respirare e a riconoscere le persone), o di mia nonna (che si sente in dovere di accudirlo solo perchè è cresciuta negli anni quaranta, ma in fondo non vuole perchè è un impegno difficile e snervante e lei sfoga la sua frustrazione su di lui,che ormai non se ne rende neanche più conto), o di mia mamma (che non sopporta più nessuno dei due, spera che suo padre si addormenti in modo tranquillo così può investire il suo pragmatismo in cose su cui può avere il controllo, e che sua madre stia abbastanza bene da tornarsene a casa da sola in modo da non averla più a girare per casa), o di me.

Io d'altronde mi trasferisco di nuovo e vado in Belgio per 7 mesi.
Non riesco a trovare la pace da nessuna parte.

martedì 9 agosto 2016

Past

Sono tornata a casa.
O almeno, starò a casa dai miei per un paio di settimane. Per le "vacanze estive" (per così dire).
In realtà non dovrei dire casa, dato che ora il mio trasferimento è completo.
Ho trasferito la residenza a Bologna, spostato tutte le mie cose, i miei hanno riarredato la mia stanza.
E' ufficiale, ora la mia casa è Bologna.
Eppure adesso sono a qui.

Dire che gli ultimi mesi siano stati uno schifo sarebbe un eufemismo. Tra il trasloco sotto esami, il tirocinio insieme al trasloco e mio padre che metteva solo bocca a vanvera nella mia vita, la mia malattia mentale ha cominciato a farsi sentire con prepotenza e a emergere quasi giornalmente. Il risultato è stata una quasi completa rottura con mio padre e i miei fratelli e il disprezzo di mia madre, che in un momento particolarmente ispirato mi ha suggerito di non tornare più a casa (probabilmente perché turbo il loro delicato equilibrio casalingo con la mia scomoda presenza). 
In realtà non è così grave; o meglio, lo sarebbe se a me importasse qualcosa.

La realtà è che scrivo qui alle due del mattino perché sono depressa, ogni volta che torno qui i ricordi mi travolgono come una valanga. Non riesco a fare le solite strade, andare nei miei posti speciali, senza che il mio cervello elabori tutti i momenti che ho passato qui. E purtroppo nei miei 24 anni non ci sono state molte belle esperienze da ricordare con nostalgia.
Stamattina ho deciso di iscrivermi nella mia palestra dell’adolescenza, un po’ perché sono grassa da fare schifo (e già che dobbiamo stare qui due settimane tantovale) e un po’ perché la palestra funziona meglio dello psicoterapeuta (e costa decisamente meno).
Girando in bici sono passata davanti a casa di una mia amica, la mia migliore amica di quando avevo 16-17 anni e che ora non mi parla più. Non ho mai saputo il perché ad un certo punto abbia cominciato a detestarmi, ma non l’ho mai superato (probabilmente è alla base di tutte le mie psicopatie?).
Casa sua da fuori è sempre la stessa, i suoi hanno anche lo stesso solito macinino di macchina. Tutto questo mi ha colpito quasi fisicamente, “Non è cambiato niente” continuavo a ripetermi. “Qui è dove ho appeso lo striscione il giorno del suo compleanno, lì è dove andavamo a giocare a basket, e questa strada la facevamo per andare al liceo”. Eppure adesso io sono a Bologna e lei non sa più neanche se esisto.
Ero così depressa oggi che neanche la palestra mi ha aiutato. Ho cominciato ad odiarmi, ad odiare il fatto di essere qui, ma anche il fatto di essere scappata piantando in asso gli amici del liceo, e odiando il fatto di non poter passare oltre e chiudere quel periodo semplicemente nella scatola dei ricordi.
Dopo la doccia ero ancora più convinta del fatto che la nostalgia mi nuoce moltissimo, quando alzando lo sguardo l’ho trovata proprio lì di fronte a me.
Se non sapessi di essere pazza, cercherei una spiegazione razionale. Tipo che era ragionevole che anche lei continuasse ad andare nella nostra vecchia palestra, che lei non si è trasferita e che forse la cosa più strana era il mio trovarmi lì, non il suo.
Però non riesco a togliermi ancora di dosso quella sensazione.
Quando in quel momento ho alzato lo sguardo il tempo si è fermato. 
“non è possibile”
Potevo scoppiare a ridere nella mia testa. Sembrava tutto troppo comico.
Eppure.
Mi sono resa conto di quanto in questi anni io non sia affatto cresciuta. Non mi sono lasciata nulla alle spalle, e le delusioni bruciano come se le avessi provate ieri; era tutto lì, dietro un velo. E io in tutti questi anni non me ne ero mai accorta.
E tutto questo deve avere un senso. Non può essere successo solo per caso.

Beh, dopo due parole di cortesia sono letteralmente scappata.
Sono da ricovero.

giovedì 5 maggio 2016

Alone (again)

Lo so che non ha quasi più senso scrivere in questo blog, che dovrei aprirne uno nuovo. Tuttavia a volte quando mi sento molto triste come oggi mi viene voglia di tornarci e rileggere i vecchi post, senza contare che scrivere nuovi post qui ha ancora senso (per me, per come mi sento ultimamente): perchè la mia vita continua così come è sempre stata.

Oggi penso solo che mi sento molto sola qui a Bologna.
Ci sono da un anno e mezzo ormai, mi sono fatta molti amici e gente con cu uscire, ho avuto qualche scopamico e sono stata felice fino a poco tempo fa. Ora mi sembra che niente di tutto questo sia vero, sia serio. Che gli "amici" che mi sono fatta qui sono solo dei palliativi per qualcosa che avevo nella mia città natale e che ora non provo più.
Gli amici tutti nello stesso isolato, le uscite in bici al fiume, il kebab alle 3 del mattino vicino casa, decidere di vederci dieci minuti prima di uscire, i film horror a casa mia.

Persone che semplicemente si accorgono che sto male e mi stanno vicino.

Adesso invece è tutto così asettico.

In realtà il problema non sono ne gli amici, ne la famiglia o Bologna. Il problema è che pensavo di stare bene qui. Non mi sono più tagliata, non ho vomitato o avuto attacchi di binge. Non ho digiunato fino a perdere venti chili. Per un po' di tempo ho quasi trovato una stabilità mentale, e questo mi ha fatto ben sperare. Pensavo davvero che fossi guarita.

Ora invece sono triste. Non dormo, dormo troppo. Mangio fino a scoppiare e digiuno. Mi taglio i capelli, mi taglio la pelle. Non mi lavo, esco senza truccarmi mentre il giorno dopo sto ore a fare le maschere viso.
Non so cosa mi passa per la testa.

Non è vero che sto male a Bologna. Io sto male nella mia testa.

domenica 21 febbraio 2016

Borderline

Non so se c'è ancora qualcuno. Forse non ci sono più nemmeno io.
Hanno trovato cos'ho che non va. È stato come fare un giro dal meccanico, per sapere come mai la macchina non parte.
Mi hanno chiamata borderline.
È successo già qualche tempo fa, e ancora non ho capito come l'ho presa.
Sono contenta di avere una spiegazione. Posso dare un nome a quello che succede nella mia testa. Sono contenta che ci sia una ragione, del perché mi sento così strana. Sono spaventata a morte che ci sia una una ragione. Non posso credere di essere pazza.
Ora ogni cosa che penso mi spaventa, cerco di capire da dove sia uscito quel pensiero, come potrei reagire a questa notizia. Se sono abbastanza in me da ragionare oppure non devo più fidarmi di me stessa.
Ho paura di me quando sono con gli altri, ho paura di dire cose che potrebbero ferirli, di usarli, di non controllare i miei impulsi. Ho paura di mangiare troppo o troppo poco, che una mattina mi svegli e possa buttarmi sotto un autobus, oppure tornare a casa e dormire nel lettone con i miei. Ho paura che non me ne freghi più niente se qualcuno muoia e poi piango per ore davanti una foto del mio cane.
Dovrei solo convincermi ad andare in terapia, ma la cosa che mi spaventa più di tutte è di non sapere più cos'è reale.

non mangio da sole otto ore, eppure mi sento come ubriaca.